Grindadráp, un termine che letteralmente viene tradotto come ”caccia alle balene”. In realtà si tratta di caccia a quasi tutto ciò che passi sotto mano: balene, delfini e chi più ne ha più ne metta. Si tratta di un termine che deriva dal faroese, la lingua ufficiale delle Isole Faroer, un arcipelago a metà tra Islanda e Norvegia. Nonostante l’origine storica del termine, quest’attività riguarda (o, a seconda dei casi, ha riguardato) anche altre Nazioni che si affacciano sulle fredde acque artiche, come l’Islanda.
Una tradizione medievale che, stando alle attuali fonti storiche, è stata regolamentata fin dalla fine del 1200 d.C. Qualcosa di medievale, appunto. Una pratica che però continua ad esistere e le leggi attualmente in atto di certo, quando vengono rispettate, non servono a gestire nel migliore dei modi la situazione. Addirittura sembrerebbe che la Commissione Internazionale per la caccia alle balene (insomma, mica una cosa da poco in termini di tutela degli animali…) non approvi questo tipo di attività ”sportiva”.
Si tratta di una vera e propria festa per le popolazioni locali: donne e bambini accorrono alle spiagge per assistere allo spettacolo di morte, dove gli uomini si sfidano fino all’ultimo colpo insanguinato. Il mare si colora di rosso mentre centinaia (se non migliaia) di mammiferi marini muoiono senza pietà, dopo un’agonia che il più delle volte dura lunghissimi minuti.
Una tradizione nata per scopi alimentari e che ancora oggi continua ad esistere anche se, evidentemente, se ne è persa la necessità.
Ad ogni modo le carni dei poveri animali uccisi vengono poi distribuite tra gli abitanti del posto, oltre ai vari ristoranti e supermercati. Nessun controllo sanitario degli alimenti ed esiste un altissimo rischio di intossicazioni da metalli pesanti (come il mercurio). Poco importa, l’intera popolazione se ne infischia e il Governo pure.
Domanda da un milione di dollari: quanto dovremo ancora aspettare per non vedere più scemenze disumane come queste?
Laurea Triennale in Scienze biologiche presso “Sapienza” Università di Roma e specializzazione con una Laurea Magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale e dell’Uomo presso l’Università di Torino (votazione: 110 e lode). Dopo aver svolto uno stage formativo presso “Ecotoxicology and Animal Behavior Laboratory” (Iasi, Romania) ed essere stato guida naturalista e ricercatore presso “Monkeyland Primate Sanctuary” (Plettenberg Bay, Sudafrica), ha ricoperto il ruolo di Wildlife Manager presso “Kids Saving the Rainforest – Wildlife Sanctuary and Rescue Center” (Quepos, Costa Rica). Da settembre 2019 è socio della Società Italiana di Etologia. Dopo una recente collaborazione nell’ambito dell’educazione ambientale con il Parco fluviale Gesso e Stura, attualmente si occupa di ricerca e divulgazione scientifica presso l’Associazione ETICOSCIENZA. E’ autore del saggio “I segreti dell’immunità. Tutto ciò che possiamo imparare dagli animali su igiene e controllo delle infezioni” (Edizioni Lindau).