Specie minacciate e ambiente: il caso emblematico dell’Orango.
Tra il 1950 e il 2010 il 60 % della popolazione degli Orango (Pongo pygmaeus) si è estinta, e secondo la IUCN entro il 2025 se si continua con questo ritmo scompariranno altri 47.000 individui di Orango. Durante l’arco di tempo di tre generazioni, la specie di Orango diminuirà dell’82% (Wich et al., 2009).
La causa maggiore di questo declino è stata ed è ancora la deforestazione delle foreste del Borneo e di Sumatra per favorire le piantagioni di palma (Elaeis guineensis). L’olio di palma e i prodotti che sono costituiti da questo (palmitatae), sono la ragione per cui l’International Union for Conservation of Nature (IUCN) ha stabilito che l’Orango è tra le specie animali più criticamente minacciate. Secondo una ricerca anglosassone del 2012, il 50% degli Oranghi del Borneo occupano zone non protette e zone in cui ora si trovano piantagioni di palma. Solo il 22% della popolazione di Orango del Borneo si trova effettivamente in foreste protette e secondo i ricercatori se tutte le foreste avranno la concessione per diventare piantagioni per palma da olio, il 49% degli Oranghi sparirà.
Una recente review (Nov. 2017) pubblicata sull’American Journal of Primatology afferma inoltre che uno dei rischi maggiori che questa specie corre è il “Pet trade” ossia il commercio di piccoli di Orango per tenerli come animali domestici: 145 Oranghi sono stati catturati illegalmente negli ultimi 10 anni. Il bracconaggio, secondo la IUCN, è infatti la seconda causa maggiore che ha portato il primate a rischio di estinzione.
La conservazione e la salvaguardia dell’Orango, come di qualsiasi altra specie minacciata, sono quindi di estrema importanza per tutti noi: scientifici, naturalisti, biologi, politici e normali cittadini della Terra.
Le scelte quotidiane che possono fare la differenza: l’eco-turismo è tra queste.
Se è difficile cercare di agire attivamente per una causa, meno difficile è decidere di non contribuire a quelle che sono le cause dei problemi di quella causa, come scegliere di non contribuire all’acquisto di tutti quei prodotti che contengono olio di palma proveniente da aree pre-forestali o pre-boschive, che quindi favoriscono il disboscamento e la perdita di biodiversità. La stessa scelta etica e sostenibile viene effettuata su quelle che sono le decisioni di turismo che spingono ogni anno milioni di turisti a scegliere l’Eco-Turismo. In media a livello globale quasi un viaggiatore/turista su 2 si considera sostenibile.
Secondo i sondaggi però non sarebbe chiaro a tutti cosa si intenda per turismo sostenibile. Secondo un’indagine condotta per conto di TUI (Touristik Union International) i viaggiatori raggruppano sotto il termine “Eco-Turismo” la vacanza in montagna lontano dalle spiagge affollate, l’aiuto materiale alle popolazioni locali, lo scegliere determinati cibi piuttosto che altri, fare volontariato o scegliere una vacanza immersi nella Natura.
Per definizione, però, l’International Ecotourism Society descrive l’Eco-Turismo come “un modo responsabile di viaggiare in aree naturali, conservando l’ambiente e sostenendo il benessere delle popolazioni locali”.
Il termine è stato coniato nel 1988 dall’architetto messicano Hector Ceballos-Lascurain, che lo descrisse come: « Viaggiare in aree naturali relativamente indisturbate o incontaminate con lo specifico obiettivo di studiare, ammirare e apprezzare lo scenario, le sue piante e animali selvaggi, così come ogni manifestazione culturale esistente (passata e presente) delle aree di destinazione».
A questo proposito si possono raggruppare sotto il termine Eco-turismo (o turismo Eco-sostenibile) le attività che comprendono il trekking e le camminate all’interno di parchi naturali e zone attrezzate, il whale e bird watching, itinerari archeologici, antropologici, enogastronomici e naturalistici, i safari naturalistici, le attività didattiche all’interno di parchi e boschi, itinerari faunistici, canoa, percorsi in bicicletta, a piedi, visita a santuari di animali recuperati sostenibili e attività simili.
L’Eco-Turismo e l’impatto che ha sulle specie animali minacciate, e non.
Nel business del turismo è facile trovare attività di volontariato e non, in cui il viaggiatore può facilmente avere l’opportunità di fare esperienze “Hands-on” con e su animali selvatici. Noti sono i finti santuari di tigri ed elefanti in Asia in cui i turisti possono farsi fotografare al fianco di questi grandi mammiferi, fare passeggiate in groppa di questi, vederli dipingere, giocare a calcio e abbracciare grandi carnivori.
Questo tipo di turismo non rientra nella definizione di Eco-Turismo. Si specula sul ruolo di un santuario riabilitativo e di recupero, a discapito della salute, del benessere e natura selvatica di un animale per un puro fine economico. Numerosi sono i casi in cui questi santuari sono stati successivamente denunciati e chiusi, così come numerosi sono gli studi in cui gli animali provenienti da questi luoghi mostravano problemi etologici e fisiologici di lunga durata.
Scegliere di trascorrere la propria vacanza in zone del mondo in cui è possibile vedere animali esotici e selvatici in semi-libertà o in Natura wild è sicuramente un’esperienza arricchente sotto ogni punto di vista e per questo sempre più viaggiatori decidono di intraprendere la vera strada dell’Eco-Turismo “Hands-off” (non interagendo con animali selvatici). Nel 2016 è stato pubblicato un interessante articolo sulla rivista scientifica Plos One in cui si descrivono gli effetti dell’Eco-Turismo sulla Natura e sugli animali. È stato quindi osservato l’impatto di questo sulle specie minacciate quali Orango, Gibbone, Licaone africano, Avvoltoio egiziano, Leone marino della Nuova Zelanda, Tamarindo golden lion, l’Ara verde del Costa Rica, Ghepardo e Pinguino africano.
È stato calcolato che l’84% delle entrate economiche dei parchi naturali provengono dall’Eco-Turismo e che questo contribuisce al 66% dei fondi per la conservazione delle 360 specie di mammiferi, volatili e anfibi minacciate.
L’Eco-Turismo contribuisce positivamente sull’impatto ecologico di più di 800 specie, agendo attivamente sulla conservazione degli habitat, della specie e limitando al minimo le attività illegali sull’ambiente e sugli animali.
Le popolazioni povere indigene, inoltre, vengono influenzate in positivo dal ruolo dei turisti che attratti dalla presenza di fauna esotica, finanziano le attività locali, la ristorazione, il commercio e l’artigianato locale.
L’impatto positivo non è solo sulle popolazioni locali e sullo sviluppo economico di queste, ma anche e soprattutto sulla biodiversità di quelle zone e sulla salvaguardia di alcune delle specie minacciate, secondo la IUCN.
Per i Ghepardi, ad esempio, l’Eco-Turismo favorisce un aumento della popolazione grazie al sostentamento di una riserva privata in cui sono presenti molte prede e non ci sono altri predatori se non il Ghepardo.
In Brasile e in India le scelte degli Eco-Turisti hanno contributo alla protezione, la conservazione e in alcuni casi alla ricostruzione degli habitat di Gibboni e Tamarindi, favorendo l’aumento della popolazione locale di queste specie. Lo stesso è accaduto per i Licaoni e i Pinguini Sud Africani, in cui piccole popolazioni della specie sono state salvaguardate in porzioni di territorio protetto e conservato grazie ai fondi ricavati dall’Eco-Turismo e per l’Ara Sud Americana, l’impatto dei turisti è quello di diminuire il bracconaggio e la cattura illegale a fini della commercializzazione come animale domestico in Europa o in Nord America.
Per l’Orango, il cui caso critico è stato spiegato all’inizio dell’articolo, l’Eco-Turismo potrebbe fare la differenza tra l’estinzione e la sopravvivenza. In casi di bassa frequenza di Eco-Turismo, l’impatto sulla specie è pari a zero, nei casi di turismo Eco-Sostenibile moderato anche l’impatto sarà moderato e si avrà un impatto notevolmente positivo solo in casi di un’alta frequenza di Eco-Turismo. I turisti che scelgono quindi di trascorrere il viaggio in modo Eco-Sostenibile nelle zone di Borneo e Sumatra stanno attivamente contribuendo alla salvaguardia dell’Orango. L’unico caso tra quelli osservati, invece, il cui turismo sembra avere un impatto negativo è per i Leoni marini della Nuova Zelanda.
Qui, a differenza del resto delle specie, la popolazione potrebbe scomparire nel prossimo secolo a causa dei pescherecci e dei turisti, che sebbene sostenibili, contribuiscono comunque alla mortalità infantile della specie.
Per concludere quindi, quando partiamo per una vacanza, scegliamo con attenzione la meta, i trasporti, le escursioni e i posti che decidiamo di visitare. Un nostro viaggio potrebbe contribuire in positivo, o in negativo sugli ecosistemi, gli animali e l’ambiente.
Scegliamo quindi di visitare i Parchi Nazionali, incrementando le entrate in quei luoghi, i santuari di animali sostenibili, le riserve private in cui è vietata la caccia sportiva e tutte quelle attività che non sono invasive per la Natura e la biodiversità.
Per info sui luoghi in cui recarsi per questo tipo di turismo potete visitare questi siti:
BIBLIOGRAFIA
- Ancrenaz, M., Gumal, M., Marshall, A.J., Meijaard, E., Wich , S.A. & Husson, S. – Pongo pygmaeus. The IUCN Red List of Threatened Species – 2016
- Buckley Ralf C, Morrison Clare, Castley Guy J – Net effects of Ecotourism on Threatened Species Survival – 2016
- Cassola P. – Turismo Sostenibile e aree naturali protette. Concetti, strumenti e azioni – 2005
- Cathryn Freund, Edi Rahman, Cheryl Knott – Ten years of orangutan-related wildlife crime investigation in West Kalimantan, Indonesia – American Journal of Primatology – 2016
- Fred Kurtr , Marion Gara – Stereotypes in captive asian elephants – a symptom of social isolation – Scientific Progress Reports, 2011
- Galli P., Notarianni M., La sfida dell’ecoturismo – 2002
- Montanari A., Ecoturismo. Principi, metodi e pratiche, Bruno Mondadori, Milano, 2009
- Wich SA, et al – The future of forests and orangutans (Pongo abelii) in Sumatra: predicting impacts of oil palm plantations, road construction, and mechanisms for reducing carbon emissions from deforestation – Environmental Research Letters – 2009
- Wich SA, et al – Understanding the impacts of land-use policies on a threatened species: is there a future for the Bornean orang-utan? -. PLoS One. 2012
Chiara Grasso
Etologa
Laurea Magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale e dell’Uomo presso l’Università di Torino. Dopo aver svolto uno stage formativo presso il “Bioparc Valencia” (Valencia, Spagna) ed essere stata guida naturalista e ricercatrice presso “Monkeyland Primate Sanctuary” (Plettenberg Bay, Sudafrica), ha ricoperto il ruolo di Wildlife Manager presso “Kids Saving the Rainforest – Wildlife Sanctuary and Rescue Center” (Quepos, Costa Rica). E’ stata finalista nazionale del contest di comunicazione scientifica “Famelab 2018” ed ha partecipato come relatrice a TEDxRovigo 2019. Dal 2019 è guida escursionistica ambientale certificata e socia della Società Italiana di Etologia. Nel 2020 ha ottenuto l’attestato FGASA come guida safari in Africa e il certificato di Track and Sign da Cybertracker level I. Attualmente si occupa di divulgazione scientifica presso l’Associazione ETICOSCIENZA. Da marzo 2021 è stata nominata all’interno del Consiglio di Amministrazione del Bioparco di Roma.
chiaragrasso.eticoscienza@gmail.com