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IL LUPO: UN PREDATORE DA PROTEGGERE

Collaborazione esterna di: Diego Parini, che ha frequentato e superato positivamente il Corso di Divulgazione e Comunicazione Scientifica

Fin dall’antichità il lupo ha suscitato nell’uomo sensazioni contrastanti, creando immaginari
differenti: simbolo di forza guerriera e fonte di ispirazione per miti e leggende, ma anche
assassino e ladro di greggi. Dalla sacralità della civiltà romana, dove la lupa adotta e allatta i
figli del dio Marte Romolo e Remo, fino ai secoli oscuri del Medioevo che, colpiti da guerre,
epidemie e fanatismo religioso, hanno portato a una visione della natura minacciosa e oscura
facendo prevalere per molti secoli la visione del lupo come bestia nefasta e minacciosa (basti
pensare alla nascita del mestiere di “luparo”, il cacciatore di lupi).

Ma cos’è, veramente, il lupo? Il lupo ( Canis lupus ) è un carnivoro sociale, intelligente e molto
adattabile. Vive isolato o in piccoli branchi gerarchicamente organizzati, dove solo la coppia
dominante si riproduce, per evitare l’accoppiamento entro il branco, riducendo così
l’inbreeding, e per mantenere un’alta diversità genetica. Il branco è un gruppo familiare, può
raggiungere dimensioni di circa 30-40 individui, in Italia si possono rilevare branchi di
almeno 10 lupi, inoltre può avere un territorio di circa 200-300 chilometri quadrati, che a
volte si riduce dove le risorse alimentari sono molto abbondanti con un’alta densità di prede.
Il lupo si nutre principalmente di grandi erbivori come cervi, caprioli o cinghiali, ma non
disdegna quelli piccoli o piccolissimi come i roditori. Non ha un habitat specifico, si può
muovere attraverso aree molto ampie e sopravvivere a differenti ambienti, anche molto
disturbati dall’impatto umano. Per questo motivo, e anche per le sue straordinarie capacità
elusive, è molto difficile censire la popolazione di lupi in Italia e avere un numero preciso,
che è al momento stimato intorno agli 800 esemplari (Dato IUCN Italia).

Storicamente il lupo aveva un’ampia distribuzione in tutto l’emisfero nord ma, a causa della persecuzione umana, ha largamente ridotto e frammentato il suo home range.
Oggi il lupo è una specie protetta e una delle più importanti e carismatiche del nostro
patrimonio faunistico. In Italia è protetto dalla Direttiva Habitat (92/43/CEE), che ne
proibisce la cattura, l’uccisione, il disturbo, la detenzione, il trasporto, lo scambio e la
commercializzazione, dalla CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie a
rischio estinzione) in materia di protezione della fauna selvatica e prelievo venatorio, e
dall’allegato 2 della Convenzione di Berna sulla conservazione della vita selvatica
dell’ambiente naturale in Europa. Infine, secondo la Lista Rossa italiana della IUCN (Unione
mondiale per la conservazione della natura) il lupo è classificato come specie vulnerabile.
Tutto ciò oggi, ma durante gli anni successivi alla seconda guerra mondiale i lupi furono
sterminati, e solo piccole popolazione sopravvissero. In Italia alla fine degli anni ‘60 si
contavano a malapena 100 individui nell’Appennino centro-meridionale. Dopodiché è iniziato
un processo di ricolonizzazione spontaneo, tutt’ora in atto, che ha portato, partendo dagli
Appennini, un’espansione dell’areale fino alle alpi occidentali e centrali, con sconfinamenti in
Francia e Svizzera. Questo processo, importantissimo e soprattutto naturale, è stato reso
possibile da un massiccio inurbamento, cioè l’abbandono delle zone rurali a favore delle città,
che ha permesso al lupo di espandersi senza andare ad impattare le popolazioni locali.

Anche le caratteristiche sociali del branco hanno permesso l’espansione. Infatti, alcuni giovani
maschi, di solito intorno ai 2 anni di età, per evitare la competizione con gli esemplari adulti e
per cercare un territorio in cui formare un nuovo branco, lasciano la famiglia di origine. Gli
esemplari in dispersione possono percorrere moltissimi chilometri: in Italia, ad esempio,
possono arrivare a spostarsi lungo tutta la penisola, da sud a nord. In questo modo si va a
formare un’ampia distribuzione nell’areale caratterizzata, però, da spazi vuoti o con
bassissime densità.

Come detto in precedenza, il lupo in Italia è considerato vulnerabile. Nonostante l’espansione
spontanea e l’ampliamento dell’areale, le condizioni delle popolazioni di lupo italiane non
sono ancora stabili per permettere di guardare al futuro con tranquillità. Purtroppo la
motivazione è drammatica. Infatti, anche se si tratta di una specie protetta, la principale causa
della mortalità del lupo in Italia è il bracconaggio. Il bracconaggio, in Italia come nel mondo,
è quasi impossibile da stimare e molto difficile da combattere. I mezzi utilizzati dai
bracconieri sono diversi: armi da fuoco, bocconi avvelenati, laccetti non selettivi, trappole. I
danni provocati dai bracconieri sono giganteschi sull’economia dell’ambiente, ma si
ripercuotono anche sull’uomo stesso. Attacchi al bestiame, perdite di denaro, poca
conoscenza e poca educazione spingono l’ Homo , che dovrebbe essere sapiens , a commettere
queste atrocità.

Ormai gli strumenti per la salvaguardia del lupo non possono più essere solo circoscritti alla
creazione di aree protette, ma è diventato fondamentale trovare delle soluzioni per la
coesistenza uomo-lupo. Molte soluzioni sono già state create e proposte, ma tutto sta nella
conoscenza, nell’onestà e nell’intelligenza dell’uomo. Incentivi per la creazione di reti
elettrificate per proteggere il bestiame, rimborsi per i capi uccisi dagli attacchi e cani da
pastore per scoraggiare l’avvicinamento dei lupi sono solo alcune delle possibili strategie per
la coesistenza. Fondamentale sarà anche educare a una conoscenza maggiore del lupo, per far
comprendere alla popolazione che il lupo non è un nemico, non è una bestia feroce e spietata,
ma è una risorsa fondamentale per l’intero ecosistema. Il lupo, grazie alla sua intelligenza, ha
capito che l’uomo può essere una minaccia, ha capito che l’uomo può ucciderlo, quindi lo
evita. E si può affermare con certezza che il lupo, nel suo ambiente naturale, non è pericoloso
per l’uomo: da ormai due secoli non esistono casi documentati di aggressioni nei confronti
dell’uomo.

Il lupo è comunque un predatore, un animale selvatico, un animale da trattare come tale e
soprattutto da rispettare.
La speranza è che la protezione legale e i programmi di indennizzo vengano rispettati e
risultino produttivi, così da garantire la coesistenza uomo-lupo e la sopravvivenza di questo
magnifico predatore.
“In Bocca al Lupo”

Diego Parini

Bibliografia
Bassi, E., Willis, S. G., Passilongo, D., Mattioli, L., & Apollonio, M. (2015). Predicting the
spatial distribution of wolf (Canis lupus) breeding areas in a mountainous region of Central
Italy . PloS one, 10(6), e0124698.
Ciucci, P., Boitani, L., Francisci, F., & Andreoli, G. (1997). Home range, activity and
movements of a wolf pack in central Italy. Journal of Zoology, 243(4), 803-819.
Fabbri, E., Miquel, C., Lucchini, V., Santini, A., Caniglia, R., Duchamp, C., … & Fumagalli,
L. (2007). From the Apennines to the Alps: colonization genetics of the naturally expanding
Italian wolf (Canis lupus) population . Molecular ecology, 16(8), 1661-1671.

Sitografia
http://www.iucn.it/schedaphp?id=-1801396534

Il progetto è concluso, ma tutti i contenuti sono disponibili online!


http://www.minambiente.it/pagina/lupo
http://www.parcoabruzzo.it/pagina.php?id=514

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Autore

Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell'Associazione ETICOSCIENZA