Antropocentrico, fortemente irrispettoso nei confronti dell’animale e scientificamente provato essere diseducativo e socialmente insano ai fini della conservazione. Ecco cosa si cela dietro ai selfie con scimmiette e pappagallini ed ecco perché non dovrebbe essere fatto.
Nell’era di Facebook e Instagram é più che comune trovare tra le foto degli amici qualche selfie con animali selvatici.
Uno scoiattolo sul braccio oggi, un pappagallo sulla testa domani, un bacio con un delfino, una scimmia sulla spalla, un abbraccio con un elefante… insomma, più l’animale è esotico e si trova vicino a me, più fioccano i like.
Ma, cosa c’é dietro a quei selfie?
E perché è sbagliatissimo postare in rete delle foto con animali selvatici a stretto contatto con noi?
La maggior parte delle volte si tratta di animali in cattività, umanizzati o abituati all’Uomo (o almeno questo si spera), animali la cui vicinanza all’Uomo, quindi, non li turba ormai più di tanto.
Tuttavia molte volte questi animali vengono allevati, cresciuti, addestrati proprio con lo scopo di attirare i turisti per fare i selfie o interagire con loro. La tua foto in qualche modo sta quindi tenendo quell’animale in cattività, in catene e privo di dignità (immagina gli elefanti e le tigri in Thailandia, i delfini e le foche nei delfinari, le povere scimmiette utilizzate in Asia nelle spiagge o i leoni dei finti santuari in Africa).
Altre volte, invece, sono animali che vivono condizioni obbligate di cattività perché sono stati recuperati o salvati e si trovano ora in santuari o centri di detenzione perenne.
In alcuni casi sono animali teoricamente liberi e selvatici ma, a loro malgrado, molto abituati all’Uomo e che vivono perennemente sotto il ricatto alimentare che l’Uomo mette in atto per scattarsi selfie con loro.
Dietro i selfie con animali selvatici ci sono speculazioni umane, egoismo e antropocentrismo ingiustificato.
La spettacolizzazione dell’animale per avere fama, seguaci e like.
Nessun animale selvatico, se non in cattività o non attirato dal cibo, deciderebbe di sua spontanea volontà di avvicinarsi all’essere umano.
Questi animali sono talvolta vittime di ricatti emotivi o alimentari e si avvicinano a noi anche senza cibo ed è la prova che la loro etologia e la loro Natura è stata alterata.
Scattare il nostro selfie nel momento in cui l’animale si avvicina e interagisce con noi non è altro che speculazione sulla sua condizione innaturale e sfortunata.
A livello educativo, inoltre, pubblicizzare e ostentare foto con i selvatici è pericoloso e controproducente.
Diversi studi scientifici recenti pubblicati su Plos One, Visual Studies e Universities Federation for Animal Welfare, in collaborazione con il gruppo di ricerca della primatologa Jane Goodall, hanno dimostrato che queste pratiche sono fortemente diseducative ed insane, sia psicologicamente che socialmente: un’idea che viene confermata da numerosi ricercatori, psicologi, antropologi e biologi.
La percezione che il pubblico ha sullo stato di conservazione e pericolo d’estinzione degli animali selvatici viene fortemente influenzata dalle immagini che vengono trasmesse dai Media e dai Social ed è stato scientificamente dimostrato che più vengono promosse immagini di animali selvatici umanizzati, visti come se fossero animali domestici, e meno il pubblico percepisce il rischio di estinzione e il bisogno di conservazione su queste specie.
Scientificamente è stato dimostrato, inoltre, che azioni illegali come la detenzione di animali selvatici a casa, il bracconaggio e l’acquisto di specie a rischio di estinzione sono fortemente influenzate da immagini che mostrano gli animali appartenenti a specie selvatiche come “Amici degli Uomini”.
Il tuo selfie con il selvatico, quindi, attirerà molti like e la tua autostima salirà ma…a cosa serve, davvero?
Rispetta il selvatico, proteggi la sua specie. Non farlo diventare una cornice per la tua foto profilo. Dietro il voler ostentare quanto sei fortunato a farti un selfie con un animale selvatico si cela la sua sfortuna nella vita e nelle scelte che noi esseri umani gli abbiamo imposto.
Chiara Grasso e Christian Lenzi
Seguici sui social
Etologa
Laurea Magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale e dell’Uomo presso l’Università di Torino. Dopo aver svolto uno stage formativo presso il “Bioparc Valencia” (Valencia, Spagna) ed essere stata guida naturalista e ricercatrice presso “Monkeyland Primate Sanctuary” (Plettenberg Bay, Sudafrica), ha ricoperto il ruolo di Wildlife Manager presso “Kids Saving the Rainforest – Wildlife Sanctuary and Rescue Center” (Quepos, Costa Rica). E’ stata finalista nazionale del contest di comunicazione scientifica “Famelab 2018” ed ha partecipato come relatrice a TEDxRovigo 2019. Dal 2019 è guida escursionistica ambientale certificata e socia della Società Italiana di Etologia. Nel 2020 ha ottenuto l’attestato FGASA come guida safari in Africa e il certificato di Track and Sign da Cybertracker level I. Attualmente si occupa di divulgazione scientifica presso l’Associazione ETICOSCIENZA. Da marzo 2021 è stata nominata all’interno del Consiglio di Amministrazione del Bioparco di Roma.
chiaragrasso.eticoscienza@gmail.com