Di Valentina Ivancich. Questo articolo è tratto da Focus Extra n. 76, riportato integralmente.
Nelle città, per definizione, molte persone vivono a stretto contatto in poco spazio e in condizioni artificiali, più o meno distanti da ciò che sarebbe ideale. Siamo circondati da un paesaggio costruito, in cui tutto richiede attenzione, scelte, decisioni: le luci, la folla, gli schermi, le pubblicità, il traffico, il rumore … «Ce ne accorgiamo appena, ma in questo ambiente siamo perennemente sotto stress», spiega Yoshifumi Miyazaki, docente di architettura del paesaggio all’Università di Chiba, in Giappone. La vita urbana comporta vantaggi (se no non esisterebbe), ma è un po’ una forzatura e può creare disagi.
«Da che siamo diventati umani, abbiamo passato più del 99% della nostra storia in mezzo alla natura; e alla natura ci siamo adattati», chiarisce l’esperto. Eppure, sempre di più ce ne allontaniamo: i dati dell’Onu dicono che il 50% della popolazione mondiale vive ormai in zone metropolitane, e la proporzione è in rapido aumento. Curare il design delle città per assicurare le migliori condizioni possibili diventa dunque fondamentale.
IL VERDE FA BENE. La presenza di alberi e altri elementi di natura urbana, persino di un semplice affaccio su un parco da casa, ha infatti un’azione rilevante sulla salute degli abitanti. Alcuni anni fa una ricerca olandese condotta su quasi 350.000 persone ha dimostrato che vivere a meno di un chilometro da un’area verde è protettivo per molte malattie: da quelle cardiovascolari alle respiratorie, dal mal di testa ai disordini dell’apparato digestivo, fino ai dolori muscolari e, soprattutto, all’ansia e alla depressione.
VISTA SUL PARCO. Questo e altri studi mostrano che è soprattutto il benessere psicologico a trarre i maggiori vantaggi. Il verde, infatti, permette di recuperare dallo stress e dall’affaticamento generato dall’eccessiva stimolazione di tutti i nostri sensi, tipico delle città. Nei quartieri con più natura, di conseguenza, si riducono le emozioni negative quali rabbia, frustrazione, aggressività, ansia e tristezza; mentre quelle positive, come la stima di sé e l’autocontrollo, vengono rinforzate.
Accade anche negli adulti come nei bambini: il verde vicino a casa li rende più sereni e attenti e sembra favorire la capacità di reagire agli stress. Per questo, osserva Frances Kuo, che all’Università dell’Illinois (Usa) si occupa delle relazioni fra la qualità del paesaggio e la salute, «dove c’è più verde anche i rapporti di vicinato sono migliori e c’è meno conflittualità e violenza. Le persone sono più aperte, socievoli e generose».
CALA LA RABBIA. Persino l’economia trae beneficio dalla presenza di elementi della natura: una casa vicina a parchi e giardini ha maggior valore ed è anche stato dimostrato che lungo le vie commerciali alberate i clienti, rilassati e soddisfatti, spendono di più e tendono a tornare. Il verde migliora infine la concentrazione alla guida, riducendo ansia e frustrazione e facendo calare l’aggressività degli automobilisti.
IN CAMPAGNA. I benefici sulla psiche si amplificano quando si esce dalla città e si va in va in campagna o nei boschi. Oltre a offrire un ambiente più sano, la campagna esercita un effetto rilassante, che si riscontra anche attraverso i parametri fisiologici: la frequenza cardiaca, la pressione, e i livelli nel sangue di ormoni legati allo stress tendono infatti a normalizzarsi. A determinare questi benefici sarebbero, almeno in parte, delle molecole rilasciate dalle piante e chiamate fitoncidi, che sembrano esercitare un’azione diretta sul sistema immunitario, così come il contatto con alcuni microrganismi presenti nel terreno.
Ma giocano senz’altro un ruolo anche l’attività fisica, che tipicamente tende ad aumentare quando si sta in mezzo alla natura, così come la vista degli alberi, del paesaggio e anche del colore verde di per sé: grazie alla psicologia sperimentale sappiamo infatti che esiste una preferenza dell’occhio umano per le tonalità proprie di una vegetazione sana, per le forme frattali delle chiome di certe specie vegetali, per gli spazi aperti in cui lo sguardo può vagare.
EFFETTO CALMANTE. Ricerche di neuroimaging hanno scoperto che tutto questo ha un effetto calmante anche per il cervello, confermando quanto lo yoga e il buddismo dicono da millenni: la contemplazione della natura rigenera le risorse psicoemotive. Infatti, quando guardiamo un paesaggio verdeggiante o passeggiamo in un bosco, diminuisce l’attività nella corteccia prefrontale, una zona tanto essenziale quanto tartassata dalla vita moderna, perché responsabile dell’attenzione, del ragionamento e della pianificazione. Viceversa, si attivano altre aree più profonde del cervello, preposte alla regolazione delle emozioni e responsabili di sensazioni legate al piacere e al benessere.
A dispetto dei benefici che offre, la vita di campagna resta però una chimera per molti. Ricreare un ambiente che permetta un contatto più genuino con la natura è quindi l’obiettivo di un buon design urbano. A questo scopo, le caratteristiche degli ambienti naturali rigeneranti, così come quelle dei paesaggi, vengono oggi studiate da architetti e urbanisti e cominciano a essere integrate nelle progettazioni di nuovi spazi; è una tendenza molto attiva per quanto riguarda i luoghi di ricovero e cura, ma anche per le zone residenziali.
PIÙ VERDE PER TUTTI. Cardine del nuovo trend è la presenza di abbondanti zone verdi, sia su piccola scala locale (aiuole, viali alberati, spartitraffico vegetati, piccoli giardini di quartiere) sia più estese (parchi, ville, riserve naturali urbane), integrate al tessuto strutturale delle città, ben distribuite, mantenute in modo accettabile e accessibili a tutti.
CITTÀ SELVAGGE. Città che hanno saputo integrare natura e presenza umana esistono già. Singapore, per esempio, è una città-stato ultra-moderna in cui, malgrado l’altissima pressione abitativa e la mancanza di spazio, la municipalità fa sforzi costanti per mantenere una coesistenza tra strutture urbane e natura. Perciò, tra parchi, riserve boschive, zone lasciate volontariamente selvagge e i curatissimi alberi e aiuole delle vie, la metà della superficie di Singapore ha una qualche forma di copertura verde. Mentre a Shijiazhuang, inquinatissima città non lontana da Pechino, il progetto Forest City (“città foresta”), dello studio di Stefano Boeri, creerà entro il 2020 un’ampia area urbana capace di ospitare 100.000 persone, verdissima e autosufficiente dal punto di vista energetico.
Fonte: Focus Extra n. 76
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Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell’Associazione ETICOSCIENZA