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DIVULGARE IMMAGINI DI SELVATICI COME FOSSERO DOMESTICI: ECCO COSA NON SI SA

Nelle puntate precedenti: COME MAI E’ SBAGLIATO INTERAGIRE CON GLI ANIMALI SELVATICI? Scoprilo qui.
Ora scopriamo perchè non bisognerebbe divulgare video e immagini di selvatici in contesti “domestici”

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IN BREVE:

Divulgare video/immagini di animali selvatici in contesti antropici o che comprendono interazione e contatto con l’Uomo, li mostrano come fossero domestici ed è sbagliato a livello educativo e divulgativo
– Questi video spesso celano una sofferenza dell’animale, che vive in condizioni di cattività forzata e che quindi è stato privato della sua Natura selvatica per innumerevoli motivi
– Molti di questi animali sono spettacolarizzati e quindi privati della loro dignità
– Veicolare immagini e video di questo tipo può far credere alle persone che sia giusto e bello tenere quell’animale come animale da compagnia a casa – trasmettendo un messaggio sbagliato sull’etologia e la biologia di quell’animale selvatico
– Ogni video che rappresenta un’interazione tra un Umano e un animale selvatico, sta rappresentando qualcosa di per sé sbagliata, soprattutto se senza didascalia che racconti e spieghi come mai quell’animale si trova in quelle condizioni e sul perché stia interagendo con l’Umano (cosa innaturale)
– Moltissimi cartoni animati e film come Madagscar, Nemo, Harry Potter e altri film con scimpanzè o delfini, hanno trasmesso l’idea che quegli animali, molto spesso antropomorfizzati, fossero docili e addomesticabili; insomma ottimi animali da compagnia, il ché ha portato ad un aumento della caccia illegale, del bracconaggio e delle detenzioni illegali in casa di privati. I lemuri sono quasi al bordo dell’estinzione (28 mila sono tenuti come animali da compagnia o attrazioni turistiche in Madagascar e sono 2 mila sono liberi in Natura).
– Questi video/immagini sono pericolosi perché viene distorta la conoscenza biologica di quella specie ed è scientificamente provato come le persone che vedono animali antropomorfizzati in video e film, non percepiscano più correttamente il rischio di estinzione che queste specie stanno affrontando in Natura.
– Sono quindi video controproducenti a livello educativo e divulgativo poiché veicolano messaggi scientifici ed etici sbagliati sulla biologia e l’etologia di quegli animali, facendoli passare come “buoni animali da compagnia”, cosa che ovviamente non è.
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ARTICOLO:

Nell’era di Internet è facile trovare video e immagini di lemuri al guinzaglio, pappagalli che riportano la pallina, turisti che lavano elefanti, tigri come cornice di un bel selfie, loris che “soffrono il solletico”, baci con delfini, procioni a tavola e ricci con i fiocchetti rosa. Sicuramente questi video sono divulgati con intenti positivi, spinti dalla credenza che “tutti gli animali meritino amore”, che “tutti gli animali siano uguali” e sopratutto ignorantemente, che sia positiva e curiosa l’interazione tra animali non convenzionali e Umani, emozionati e sorpresi dalla presunta empatia e relazione affettiva che sembra esserci tra l’animale e l’Umano. Molte volte questi video e queste immagini vengono veicolate e diffuse senza alcun problema – anzi, sono spesso commentate da frasi come “Ommioddio lo voglio” “Che tenerooo! Datemene uno” “Lo vorrei a casa mia”.
Ma cosa si cela dietro a questi video? Perché è sbagliato divulgarli in rete?

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Moltissimi degli animali rappresentati nei video sono in realtà animali che, per una ragione o per l’altra, sono stati costretti a vivere in cattività. Strumentalizzare e spettacolarizzare quegli animali è quindi profondamente ingiusto e sbagliato. A livello educativo, inoltre veicolando quelle immagini, si trasmette l’idea che quell’animale, seppur selvatico, sia un buon Pet – incrementando il desiderio di possedere animali selvatici ed esotici come animali da compagnia. 
L’utente medio che viene a contatto con video e immagini in cui è presente un’interazione tra Umano e selvatico non ha conoscenze della specie e viene quindi erroneamente informato dell’idea che quella specie sia domestica, docile e tenera, andando nella maggior parte dei casi ad inquinare una conoscenza biologica ed etologica dell’animale.
Immaginiamo di veicolare un video in cui un leone viene accarezzato da un ragazzo. La gente crederà che tutti i leoni siano addomesticabili, avvicinabili e docili e sicuramente vorranno anche loro prendere parte a questa meravigliosa esperienza di accarezzare un leone.

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Ci sono numerosi studi scientifici che hanno dimostrato come i film in cui gli animali selvatici venivano rappresentati in modo antropomorfizzato, a casa di umani, vestiti da umani, in cui erano presenti numerose interazioni, facevano perdere la conoscenza sul rischio di estinzione di quegli animali. (Studio del gruppo di ricerca di Jane Goodall pubblicato su Science nel 2008)

La maggior parte del pubblico, quindi, crede che gli Scimpanzé siano meno a rischio di estinzione degli Orango, solo perché nei film sono più presenti Scimpanzè a contatto con l’Uomo, rispetto agli Orango.

Inoltre, ad esempio, dopo l’uscita di alcuni cartoni e film come Madagascar, Nemo ed Harry Potter si è verificato un aumento del bracconaggio e della caccia illegale dei lemuri, dei pesci pagliaccio e dello snow owl. Basti pensare che qualche anno fa si contavano 28753 lemuri in cattività tenuti come animali da compagnia, in Madagascar e solo 2 mila individui liberi in Natura. Questo dato, come altri, non è ancora direttamente riconducibile al cartone ma pare esserci un effetto ritardato dell’uscita del cartone che ha mostrato il lemure “Re Julien” come un animale simpatico, tenero e molto antropomorfizzato (balla, canta, è bipede…).  Basti pensare che dopo l’uscita di Jurassic Park, non potendo acquistare i dinosauri, è aumentato drasticamente il commercio di rettili come pet. Il cartone animato La carica dei 101 ha portato le vendite dei dalmata da 6 mila a 42 mila, subito dopo l’uscita del cartone.
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Lemur catta
Causa  e conseguenze della divulgazione di immagini di animali antropomorfizzati

Insomma, i film e i cartoni sono potenti ponti di informazioni e bisogna, quindi, essere cauti a cosa veicoliamo. È sicuramente vero che molti film e video vengono creati con l’intento di avvicinare il grande pubblico a certi animali e quindi creare conoscenza e maggior empatia e vicinanza con l’animale – ci sono modi e modi però e di certo quella di trasmettere l’immagine di un elefante accarezzato e cavalcato da un Umano non è il miglior modo per convincere i bracconieri a non ucciderlo.

Altri studi scientifici hanno dimostrato che, se le persone vedono immagini di primati vicini agli Uomini in contesti sia naturali che “domestici”, percepiscono quella specie come una specie docile e domestica e questo aumenta il desiderio di avere quel primate come animale da compagnia – cosa diversa invece succede quando alle stesse persone venivano mostrate immagini di primati in Natura senza l’Uomo. (Specific Image Characteristics Influence Attitudes about Chimpanzee Conservation and Use as Pets. Stephen R. Ross, et al. (2011) PloS ONE – Leighty KA et al. Impact of Visual Context on Public Perceptions of Non-Human Primate Performers. (2015) PLoS ONE)

Quanto ai social, condividere e divulgare video di animali a stretto contatto con l’Uomo e in contesti antropici e innaturali è fortemente diseducativo per il messaggio che viene veicolato.
Per questo è anche importante non veicolare e non postare selfie in cui c’è uno stretto contatto con gli animali selvatici. Scopri perchè nel nostro articolo

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Dobbiamo educare al limite, al rispetto del confine tra Umani e animali.
Ormai sempre di più c’è “amore per gli animali” e quindi non c’è più bisogno di educare all’empatia per gli animali, bensì bisogna educare al rispetto dell’altro. Per questo i social sono fondamentali per la divulgazione e l’educazione.
Rispetta il selvatico, non spettacolarizzarlo! 

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Qual è il suo posto?
Divulga le immagini giuste. Per il suo bene

FONTI SCIENTIFICHE
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0118487
www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/08927936.2017.1270589
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26684269
www.cambridge.org/core/journals/oryx/article/live-capture-and-ownership-of-lemurs-in-madagascar-extent-and-conservation-implications/E8E63D8427E8B7D2AC6488739A48EE08
https://theconversation.com/putting-primates-on-screen-is-fuelling-the-illegal-pet-trade-91995
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0026048
www.researchgate.net/publication/312333122_Facial_expressions_in_performing_primates_could_public_perceptions_impact_primate_welfare
https://scholar.colorado.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=2840&context=honr_theses
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0017825
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0022050

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Autore

Etologa

Laurea Magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale e dell'Uomo presso l'Università di Torino. Dopo aver svolto uno stage formativo presso il "Bioparc Valencia" (Valencia, Spagna) ed essere stata guida naturalista e ricercatrice presso "Monkeyland Primate Sanctuary" (Plettenberg Bay, Sudafrica), ha ricoperto il ruolo di Wildlife Manager presso "Kids Saving the Rainforest - Wildlife Sanctuary and Rescue Center" (Quepos, Costa Rica). E' stata finalista nazionale del contest di comunicazione scientifica "Famelab 2018" ed ha partecipato come relatrice a TEDxRovigo 2019. Dal 2019 è guida escursionistica ambientale certificata e socia della Società Italiana di Etologia. Nel 2020 ha ottenuto l'attestato FGASA come guida safari in Africa e il certificato di Track and Sign da Cybertracker level I. Attualmente si occupa di divulgazione scientifica presso l'Associazione ETICOSCIENZA. Da marzo 2021 è stata nominata all'interno del Consiglio di Amministrazione del Bioparco di Roma.

chiaragrasso.eticoscienza@gmail.com