Lo zoo, sebbene in Olanda e sebbene EAZA, non si colloca tra i migliori zoo Europei, favorendo interazioni tra visitatori e animali, vendendo carezze e abbracci e promuovendo attività poco sane ed etiche nei confronti del benessere animale. Di certo la scelta di mettere insieme due superpredatori nella stessa “gabbia”, non è stata funzionale e dimostra la scarsa conoscenza scientifica ed etologica dei gestori della struttura, a conferma delle altre discutibili attività promosse dallo zoo.
Le installazioni multispecifiche possono sì, essere molto funzionali e utili al benessere animale, favorendone appunto l’arricchimento ambientale, sociale e creando exhibit che si avvicinano a quello che è un ambiente Naturale, oltre ad essere fortemente educative sul senso di ecosistema e di habitat condiviso.
Tuttavia, non si può credere che una multispecifica vada bene sempre, con tutti gli animali: può essere una scelta opportuna nel caso di Erbivori (zebre, giraffe, gazzelle ad esempio), ma già solo tra specie di Primati potrebbe essere pericoloso. Figuriamoci nel caso di due predatori come il lupo e l’orso.
In Natura condividono le stesse zone, sì, e difficilmente si sono verificati episodi cruenti e letali. Tuttavia l’etologia ci insegna che in cattività molti dei comportamenti e delle dinamiche sociali tra gli animali, vengono alterati sopratutto dallo spazio limitato e dalla presenza dei visitatori. Attenzione però: questo non vuol dire che la cattività sia sempre integralmente sbagliata. Dipende dal tipo di zoo, di gestione e attenzione al benessere animale.
Gli zoo purtroppo servono. Servono per la conservazione, la ricerca e l’educazione e l’utopia di vivere in un mondo in cui gli animali vengono salvaguardati solo nel loro habitat è purtroppo lontana dalla realtà.
Tuttavia, la gestione di uno zoo deve essere tutelante del benessere e della salute degli animali e la scelta di far condividere uno stesso spazio ristretto a due superpredatori appare una scelta azzardata ed infatti si è dimostrata sbagliata.
Direi che è difficilmente probabile che l’attacco al lupo da parte degli orsi sia stato provocato da uno stress esterno (visitatori o elementi esterni alle dinamiche di gruppo), né tantomeno alla “fame” e al bisogno di cacciare.
Potrebbe essere stato un segnale comunicativo interspecifico non compreso o non veicolato nel modo più adeguato tra il lupo e gli orsi. Potrebbe essere stato un stress dovuto ad un conflitto di territorialità o di risorse.
Non si sa. Quello che è certo è che la scelta di mettere lupi e orsi nella stessa installazione è stata letale e sbagliata, ed è altrettanto certo che non per questo bisogna generalizzare e condannare ogni forma di ambiente controllato in cui si lavora per la conservazione ex situ di specie protette e potenzialmente a rischio.
Chiara Grasso
Etologa
Laurea Magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale e dell’Uomo presso l’Università di Torino. Dopo aver svolto uno stage formativo presso il “Bioparc Valencia” (Valencia, Spagna) ed essere stata guida naturalista e ricercatrice presso “Monkeyland Primate Sanctuary” (Plettenberg Bay, Sudafrica), ha ricoperto il ruolo di Wildlife Manager presso “Kids Saving the Rainforest – Wildlife Sanctuary and Rescue Center” (Quepos, Costa Rica). E’ stata finalista nazionale del contest di comunicazione scientifica “Famelab 2018” ed ha partecipato come relatrice a TEDxRovigo 2019. Dal 2019 è guida escursionistica ambientale certificata e socia della Società Italiana di Etologia. Nel 2020 ha ottenuto l’attestato FGASA come guida safari in Africa e il certificato di Track and Sign da Cybertracker level I. Attualmente si occupa di divulgazione scientifica presso l’Associazione ETICOSCIENZA. Da marzo 2021 è stata nominata all’interno del Consiglio di Amministrazione del Bioparco di Roma.
chiaragrasso.eticoscienza@gmail.com