Secondo un recente studio, i turisti potrebbero trasmettere i loro batteri ai pinguini. I patogeni potrebbero avere conseguenze “devastanti”.
Le zoonosi sono malattie trasmissibili Uomo-Animale, Animale-Uomo. Pensiamo alla rabbia, alla malaria, alla zika, all’ebola. Molte volte queste malattie sono asintomatiche per gli animali e mortali invece per noi, e viceversa, come nel caso dell’Herpes virus, praticamente asintomatica per l’Homo sapiens e potenzialmente mortale per i primati.
Un recente studio ha scientificamente osservato gli effetti dell’impatto antropico (dell’Uomo) sulle popolazioni di fauna dell’Antartide. Nello specifico, hanno raccolto campioni di feci di 666 uccelli adulti di 24 specie diverse nell’Oceano Antartico, tra cui pinguini rockhopper (Eudyptes chrysocome), albatri dal naso giallo dell’Atlantico (Thalassarche chlororhynchos), petrelli giganti (Pagodroma nivea) e skua (Stercorarius parasiticus).
Pinguini rockhopper (Eudyptes chrysocome)
La microbiologa Marta Cerdà – Cuéllar del Centro di ricerca per la salute animale a Barcellona, voleva indagare l’ipotesi secondo cui anche in Antardite potesse esistere la zoonosi inversa (dall’Uomo all’Animale).
Hanno così raccolto i campioni fecali degli animali dal 2008 al 2011 in quattro località: Livingston Island, al largo della penisola antartica, Marion Island, Gough Island e Isole Falkland, che si trovano su molte rotte migratorie degli uccelli marini.
Recentemente, purtroppo, gli uccelli e gli esseri umani in queste zone sono entrati in contatto crescente, a causa dei centri di ricerca e al crescente numero di turisti.
Dai campioni raccolti, gli scienziati hanno dentificato le specie batteriche e le hanno confrontate con i ceppi negli esseri umani e negli animali domestici. Il DNA di Campylobacter jejuni, che causa intossicazione alimentare, è stato un parente stretto per tali ceppi, suggerendo che gli esseri umani potrebbero trasmettere i loro batteri agli uccelli marini locali.
Inoltre, la presenza di alcuni ceppi di Salmonella e di un altro batterio gastrointestinale, sembra essere resistente agli antimicrobici, C. lari , che è stato trovato in tutte e quattro le sedi e questo, conferma la conclusione.
González-Solís, biologo ambientale ed evolutivo dell’Università di Barcellona afferma che “Come si dimostra, i batteri possono diffondersi ampiamente anche in ambienti polari, e anche se Salmonella e Campylobacter non dovrebbero uccidere la maggior parte della fauna infetta, i patogeni potrebbero avere conseguenze “devastanti” sulle colonie di uccelli dell’Antartide, perché questa è la prima volta che la maggior parte degli uccelli è stata esposta a questi ceppi”
Ancora una volta, l’interazione diretta o indiretta dell’Uomo con gli animali selvatici non fa che creare danni.
Danni ecologici, salutari, etologici e di benessere.
E non possiamo che concordare con gli autori del documento che spingono governi e le organizzazioni scientifiche a fare di più per limitare l’impatto umano in Antartide. Ad esempio, dovrebbero applicare le norme esistenti sul trasporto di rifiuti umani – che possono diffondere i batteri – afferma l’ecologista marino e polare Thomas Brey dell’Istituto Alfred Wegener di Bremerhaven: “Una ragione per cui l’Antartide rimane ampiamente protetta è dovuta al lobbismo da parte di gruppi turistici e scientifici“, dice. “Mentre dovremmo fare il possibile per ridurre la trasmissione, è difficile credere che fermeremo il turismo e la scienza in questi siti, e quindi è difficile credere che gli esseri umani non continueranno a trasmettere agenti patogeni”
Articolo a cura di Chiara Grasso
Fonti:
www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0048969718341688
www.sciencemag.org/news/2018/12/tourists-may-be-making-antarctica-s-penguins-sick
Etologa
Laurea Magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale e dell’Uomo presso l’Università di Torino. Dopo aver svolto uno stage formativo presso il “Bioparc Valencia” (Valencia, Spagna) ed essere stata guida naturalista e ricercatrice presso “Monkeyland Primate Sanctuary” (Plettenberg Bay, Sudafrica), ha ricoperto il ruolo di Wildlife Manager presso “Kids Saving the Rainforest – Wildlife Sanctuary and Rescue Center” (Quepos, Costa Rica). E’ stata finalista nazionale del contest di comunicazione scientifica “Famelab 2018” ed ha partecipato come relatrice a TEDxRovigo 2019. Dal 2019 è guida escursionistica ambientale certificata e socia della Società Italiana di Etologia. Nel 2020 ha ottenuto l’attestato FGASA come guida safari in Africa e il certificato di Track and Sign da Cybertracker level I. Attualmente si occupa di divulgazione scientifica presso l’Associazione ETICOSCIENZA. Da marzo 2021 è stata nominata all’interno del Consiglio di Amministrazione del Bioparco di Roma.
chiaragrasso.eticoscienza@gmail.com