Abbiamo intervistato personalmente Patrick Sadiki, ranger al Gorilla Orphans Center (centro di recupero di gorilla Senkwekwe, Congo – Virunga National Park).
Patrick è diventato famoso dopo il celebre selfie con i due gorilla, quello in cui il suo collega Mathieu Shamavu durante la camminata quotidiana nella foresta proprio con Patrick, ha immortalato le due femmine di gorilla Ndeze e Ndakanzi che si sono alzate in piedi e proprio in quel momento hanno fissato il cellulare.
Patrick è uno dei rangers del Virunga National Park, nella Repubblica Democratica del Congo, uno dei pochi paradisi sulla Terra che ospitano ancora gli ultimi gorilla di montagna, specie in grave rischio di estinzione, ha 38 anni, 6 figli, una moglie bellissima e fa uno dei lavori più pericolosi del mondo: il guardiano dei gorilla orfani nel Parco Virunga in Congo.
Ogni giorno i ranger del Virunga, come in molti altri parchi protetti al mondo, rischiano la vita per proteggere quella degli animali di cui si devono prendere cura.
Ad oggi sono 180 i ranger uccisi dai bracconieri nel solo Parco Virunga.
Questa intervista a Patrick è per rendere onore a uno dei lavori più importanti e pericolosi nel mondo della conservazione.
Le domande e le risposte sono state tradotte dal francese, le foto ed i video sono personali di Patrick, che ci ha dato il permesso di pubblicarle. (Ci scusiamo per la qualità del video, in cui le immagini sono sgranate e l’audio lascia un po’ a desiderare…ma diciamo che non la connessione non è delle migliori in mezzo alla foresta africana).
1) Associazione ETICOSCIENZA: Da quanto tempo lavori al Gorilla Orphans Center? Come hai trovato questo lavoro? Come mai si chiama così in centro?
Patrick: Lavoro presso il Senkwekwe Center dal dicembre del 2007, non appena ha aperto il centro. Avevo bisogno di lavorare e questo è il posto più vicino a casa (10 km). Inizialmente non avevo passione per i gorilla…ma ora sono la mia vita. Lavoro 3 settimane e poi una di riposo: dalle 7.00 alle 17.00 tutti i giorni e la notte i gorilla stanno con i miei colleghi. Ormai siamo tutti come una grande famiglia: 4 gorilla e 4 umani.
Senkwekwe era una guardia del Parco che è stata uccisa dai bracconieri e quindi abbiamo soprannominato il centro Senkwekwe.
2) Associazione ETICOSCIENZA: Che cosa significa lavorare con i gorilla? Qual è il tuo lavoro quotidiano? Quali sono i pericoli che puoi affrontare ogni giorno?
Patrick: Il lavoro è il lavoro di chiunque abbia bisogno di un po’ di soldi per sfamare la famiglia. Il lavoro con i gorilla nello specifico è per proteggerli nelle loro vite ormai mediocri.
Ci sono molti pericoli nel mio lavoro: un giorno ho rischiato di perdere una gamba cercando di scappare dai bracconieri e gli stessi gorilla mi hanno attaccato 3 volte!
3) Associazione ETICOSCIENZA: Qual è la storia di questi gorilla?
Patrick: Ndakasi e Ndeze sono due fratelli orfani, che sono qui perché hanno ucciso i loro genitori nel Parco nel 2007. Poi c’è Matabishi, che significa regalo. Lui lo abbiamo recuperato nel Parco quando volevano rubarlo! E Muzuka, che abbiamo salvato da una trappola nel Parco: era finito in una trappola dei bracconieri e per questo ha perso una gamba.
4) Associazione ETICOSCIENZA: Verranno mai reintrodotti in Natura?
Patrick: No, sfortunatamente non potranno mai tornare in libertà. Ormai purtroppo sono abituati all’Uomo, la loro alimentazione dipende da noi, la loro sicurezza dipende da noi, i loro comportamenti sono innaturali e in Natura rischierebbero di morire. Purtroppo li abbiamo dovuti abituare a noi per diminuire in loro l’aggressività in modo da poterci prendere cura di loro quando erano piccoli. Avrei preferito non averlo fatto però.
Associazione ETICOSCIENZA: Pensi che sia giusto che un animale selvatico come un gorilla dipenda dall’Uomo e abbia perso la sua Natura?
Patrick: Assolutamente no. I nostri gorilla sono ormai purtroppo animali “rotti” ma fidati, amica mia, avremmo tutti evitato questa situazione, anche se chiaramente siamo affezionati a loro e loro a noi. Mi sento in colpa ogni volta che confondono me con un membro del gruppo: questo non è naturale. È molto triste.
Purtroppo molti tengono animali selvatici come fossero cani a casa. Qui c’è molta moda di tenere scimmie come animali da compagnia e noi cerchiamo di salvare i gorilla dal bracconaggio anche per diminuire il rischio che vengano rapiti e tenuti in case o ristoranti come attrazioni per i turisti.
Associazione ETICOSCIENZA: Come dovrebbero comportarsi i turisti che visitano Parchi con animali in Africa?
Patrick: Rispettando la Natura, rispettando gli animali nel loro habitat naturale e rispettando anche noi, che viviamo qui. Molti arrivano e pensano di essere in un parco divertimento, senza rispetto della nostra cultura, della nostra foresta. Vogliono toccare gli animali, senza capire che questo sarebbe sbagliato per gli animali. Qui i turisti non possono entrare nei recinti con noi ma molti per questo poi chiedono il rimborso del biglietto.
Patrick ha evidentemente creduto di compiere un bel gesto quando ha deciso di fare questo video per noi con dietro i gorilla, molto…troppo vicini a lui. Chiaramente i gorilla, come abbiamo visto fanno parte del suo quotidiano, della sua famiglia e sebbene il concetto di “rispetto del selvatico” gli appartiene molto più di quanto non appartenga a molti di noi, non gli è chiaro quanto purtroppo questi video e queste immagini possano trasmettere un messaggio completamente erroneo di quella che è l’etologia e il rispetto dell’animale.
Come sappiamo, divulgare video e immagini a stretto contatto con animali selvatici crea una visione distorta della percezione dell’animale e fa sì che molte persone confondano poi un animale selvatico con un animale da compagnia, andando quindi ad incrementare il possibile bracconaggio e il rischio di pet trade.
In generale riteniamo quindi che sia sbagliato divulgare video e foto in cui gli animali selvatici sono rappresentati in stretta vicinanza o a contatto con gli esseri umani. In questo caso i gorilla sono chiaramente umanizzati e ormai abituati all’Uomo, senza il quale non riuscirebbero a sopravvivere. Proprio come ci raccontava Patrick, infatti, i gorilla sono ormai parte della “famiglia” dei rangers, e viceversa – l’interazione in questo caso, come in altri molti casi è purtroppo indispensabile per il benessere psico-fisico dell’individuo, anche se ormai appunto sono animali etologicamente “rotti”. Nonostante ciò, riteniamo comunque sia scorretto pubblicizzare questa interazione come corretta.
Abbiamo però deciso di pubblicare comunque questo video proprio per presentare questa realtà innaturale a contatto con l’Uomo in cui questi 4 gorilla si trovano a vivere.
In riferimento al famoso selfie con i due gorilla, qui trovate il nostro articolo in cui spieghiamo la visione etologica e la possibile spiegazione di quella foto: www.eticoscienza.it/2019/04/28/davvero-un-gorilla-in-posa/
Articolo e intervista a cura di: Chiara Grasso
Grazie a Patrick Sadiki e allo staff del Senkwekwe Gorilla Orphans Center per la disponibilità e per il loro lavoro indispensabile.
Etologa
Laurea Magistrale in Evoluzione del Comportamento Animale e dell’Uomo presso l’Università di Torino. Dopo aver svolto uno stage formativo presso il “Bioparc Valencia” (Valencia, Spagna) ed essere stata guida naturalista e ricercatrice presso “Monkeyland Primate Sanctuary” (Plettenberg Bay, Sudafrica), ha ricoperto il ruolo di Wildlife Manager presso “Kids Saving the Rainforest – Wildlife Sanctuary and Rescue Center” (Quepos, Costa Rica). E’ stata finalista nazionale del contest di comunicazione scientifica “Famelab 2018” ed ha partecipato come relatrice a TEDxRovigo 2019. Dal 2019 è guida escursionistica ambientale certificata e socia della Società Italiana di Etologia. Nel 2020 ha ottenuto l’attestato FGASA come guida safari in Africa e il certificato di Track and Sign da Cybertracker level I. Attualmente si occupa di divulgazione scientifica presso l’Associazione ETICOSCIENZA. Da marzo 2021 è stata nominata all’interno del Consiglio di Amministrazione del Bioparco di Roma.
chiaragrasso.eticoscienza@gmail.com