Molte testate giornalistiche hanno riportato la seguente notizia: in Australia i delfini potrebbero sentire la mancanza dell’Uomo durante queste settimane di lockdown (un esempio degli articoli usciti in questi giorni).
Questa conclusione nasce dopo aver osservato un singolare comportamento notato in una spiaggia australiana, dove decine di esemplari si sono avvicinati alle spiagge per lasciare sul bagnasciuga pesci, conchiglie e coralli nella speranza che qualcuno noti la loro presenza. Un comportamento già osservato da decenni nella stessa spiaggia, anche prima del lockdown.
Secondo uno studio* pubblicato nel 2016 sull’International Journal of Comparative Psychology, i delfini della baia si sono man mano abituati alla presenza umana in acqua e pare che i comportamenti di portare oggetti sulla spiaggia siano proprio diretti agli umani, probabilmente al fine di essere alimentati.
Purtroppo è molto probabile che durante le interazioni l’Uomo abbia infatti alimentato i delfini così che tali esemplari abbiano messo in atto un “exchange behaviour” (ad esempio una conchiglia in cambio di cibo), come fossero ‘addestrati’ seppure liberi.
Barry McGovern, esperto di cetacei dell’Università del Queensland, afferma: “Con molta probabilità, non soffrono la mancanza dell’uomo. Sentono la mancanza di un pasto gratuito.”
Questa tesi potrebbe avere delle solide fondamenta poiché la notizia è diventata virale grazie alla pagina Facebook “Barnacles Cafè and Dolphin Feeding”, un bar vicino la baia dove si offrono addirittura degli sconti speciali per chi alimenta i delfini.
Chiaramente un comportamento da condannare, un’attività turistica non etica e sostenibile visto che porta i delfini a modificare i loro comportamenti per ottenere cibo dagli umani. Ricordiamoci che nessun animale selvatico interagisce spontaneamente con l’uomo se non per imprinting, umanizzazione o ricatto alimentare.
*Variety and use of objects carried by provisioned wild Australian humpback dolphins (Sousa sahulensis) in Tin Can Bay, Queensland, Australia