Articolo di Lorenzo Soddu, nostro associato, che ha seguito il nostro corso di formazione in Comunicazione e Divulgazione Scientifica.
Secondo una ricerca svolta dai geologi E. Peicos e N. Aubet dell’università di Alberta nel 2016, il primo essere vivente comparso sulla Terra risale a circa 585 milioni di anni fa; da allora circa il 99,9% delle specie che si sono affacciate sul nostro pianeta si sono estinte. Fenomeno abbastanza naturale, non fosse che, a partire dal 1600, il 95% delle estinzioni sia dovuto ad attività umane, come caccia e distruzione degli habitat.
Ma non sempre l’uomo ha causato solo l’estinzione di specie, in alcuni casi è riuscito a salvarle da fine
certa, favorendone nel tempo anche il ripopolamento; questa è la storia dello stambecco (Capra ibex), grosso mammifero ungulato diffuso in tutte le regioni d’Europa durante il Paleolitico medio (circa 100’000 anni fa) ma che a partire dalla metà dell’Ottocento, rischiò l’estinzione, a causa dell’arrivo delle armi da fuoco per la caccia.
A correre in soccorso degli stambecchi è venuta direttamente la famiglia reale italiana, i Savoia, con la creazione della riserva di caccia reale, oggi divenuto il parco del Gran Paradiso. In realtà, la specie non è stata salvata per il proprio valore naturalistico, bensì per diletto della famiglia reale durante le battute di caccia, impedendo ad altre persone di poter cacciare all’interno della riserva, ma in questo modo si è ridotto drasticamente il numero di possibili cacciatori di questi animali, impedendone così l’estinzione, già avvenuta nel resto d’Europa, e permettendone così, durante il Novecento e i primi anni del Duemila, un reinserimento su tutto l’arco alpino italiano.
Lo stambecco è un ungulato dalle forme tozze, con tronco piuttosto breve, collo molto robusto e notevoli masse muscolari, adatto alla vita in ambienti aspri e rocciosi.
Il dimorfismo tra i sessi è molto marcato, sia per la nota differenza di dimensione delle corna, che per la mole corporea che è circa il doppio nei maschi rispetto alle femmine, arrivando a pesare dai 65 ai 100 kg contro i 40-50 kg delle femmine.
Lo stambecco è un animale d’alta quota che tende a vivere oltre il limite del bosco, occupando aree
comprese tra i 2300 e i 3200 m s.l.m. in estate, mentre d’inverno e primavera arriva ad abbassarsi anche fino ai 1600 metri, alla ricerca di nutrimento, scarso in alta quota durante i periodi più freddi. Gli habitat preferiti sono quelli rocciosi, con una ricca presenza di rientranze ed asperità mantenendo l’animale al sicuro da eventuali predatori. In alcuni casi, comunque, lo stambecco si spinge al di sotto del limite della vegetazione arborea, frequentando boschi radi e arbusteti, purché siano presenti zone rocciose.
Tipicamente si tratta di una specie gregaria che forma branchi variabili per consistenza e composizione durante tutte le stagioni dell’anno, e caratterizzati da gerarchie molto rigide, ma questi gruppi raramente sono misti al di fuori del periodo riproduttivo, ossia tra dicembre e gennaio. È possibile, comunque, osservare animali di sesso diverso frequentare le stesse zone in estate, ma spesso appartengono a gruppi distinti che semplicemente si sovrappongono sfruttando lo stesso ambiente per l’alimentazione e, nei gruppi femminili, possono spesso rientrare anche maschi di 2 anni.
In Italia, nel 1977 lo stambecco è stato legalmente considerato una specie particolarmente protetta, per poi passare a specie protetta nel 1992, visto il miglioramento dello status delle popolazioni alpine. La specie rientra nell’allegato III della Convenzione di Berna e nella Lista Rossa IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) come specie a basso rischio di estinzione.
Lorenzo Soddu
Fonte: GECT parco europeo Alpi Marittime Mercantour (link)
Seguici sui socialArticolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell’Associazione ETICOSCIENZA