Articolo di Rita Cubeddu, nostra associata che ha seguito il corso in Comunicazione e Divulgazione Scientifica
Le farfalle e le falene, che fanno parte della famiglia dei lepidotteri, hanno avanzato, nel corsi dei decenni, un processo di co-evoluzione con svariati tipi di piante, le quali si sono adattate alle condizioni di necessità del lepidottero e viceversa, arrivando oggi ad uno stretto legame, in cui ognuno ha influenzato le caratteristiche evolutive dell’altro. Le prime osservazioni in tal senso, provennero da Charles Darwin già nel 1862, il quale osservò quello che poi venne confermato da vari altri studiosi: in Madagascar, Darwin individuò un particolare tipo di orchidea (Angraecum sesquipedale), per la quale ipotizzò che dovesse esistere un particolare tipo di lepidottero, dotato di una spiritromba sufficientemente lunga da poter arrivare sino alla base del fiore, contenente il nettare. Negli anni successivi, l’ipotesi di Darwin fu confermata grazie alla scoperta dell’esistenza della Sfinge di Morgan, (Xanthopan morganii), un lepidottero la cui spiritromba raggiunge circa i 30 cm, nelle stesse aree in cui era presente anche l’orchidea, a riprova della loro stretta collaborazione, che sfocia inevitabilmente nel processo co-evolutivo.
In generale, si va ad instaurare un processo di “interazione positiva”, in cui il meccanismo che assicurerà la riproduzione della pianta dipenderà dall’attività della farfalla pronube (=impollinatrice), dal canto suo, la pianta potrà garantire nutrimento energetico alla farfalla grazie alle riserve di nettare.
L’importanza di questa stretta collaborazione, si può osservare anche in alcune piante, le quali presentano una così vasta profondità dei calici e delle strutture nettarifere accessorie (con ovari molto profondi), da permettere solo ad alcune specie di farfalle di arrivare al loro nettare, grazie allo sviluppo di una spiritromba che ha subito un processo evolutivo di co-adattamento al calice, aumentando di lunghezza, con la naturale conseguenza che, alcune sostanze attrattive primarie delle piante (pollini, nettare, oli), siano correlate con l’evoluzione di alcune parti dell’apparato boccale dell’animale adibito alla suzione e trasporto del polline.
Un’altra importante osservazione basata sul processo di co-evoluzione, è rappresentata dalla capacità delle farfalle pronubi, di individuare segnali chimici dei fiori, grazie allo sviluppo di particolari capacità visive. In particolare sembrerebbe che, le farfalle, siano sensibili a specifiche colorazioni del fiore (tra cui lilla, rosso, blu e viola), le quali a loro volta disposte in prossimità delle riserve di nettare: ciò sarebbe fondamentale per indicare alla farfalla la via corretta da seguire per arrivare al principale deposito del liquido zuccherino (nettare). La stretta interdipendenza tra pianta e lepidottero, ovviamente, potrà essere garanzia di sopravvivenza solo nel caso in cui entrambi continuino ad esistere (e a co-esistere) in quel dato territorio.
La co-evoluzione e l’interrelazione stretta tra pianta e lepidottero rappresenta quindi un fondamentale processo, tanto indispensabile quanto delicato per la sopravvivenza di entrambi: un processo di equilibrio naturale, in cui tutto è in connessione e funziona solo in assenza di interferenze.
Rita Cubeddu
Bibliografia
-Alberto Zilli, Farfalle e fiori, dipartimento di biologia animale e dell’uomo, università di Roma.
-Frontiere della Vita: Istituto della Enciclopedia Italiana, fondata da Giovanni Treccani, 1999. Evoluzione, coevoluzione e biodiversità.
Sitografia
L’odore guida le falene al fiore più adatto | Pikaia
Sfinge di Morgan e orchidea cometa, raffinata coevoluzione fiore-farfalla (farfalledalmondo.it)
Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell’Associazione ETICOSCIENZA