Articolo di Silvia Pillitteri, associata e collaboratrice dell’Associazione ETICOSCIENZA
Gli organismi vivono in strette connessioni tra loro e interagiscono continuamente con altri esseri viventi. In un qualsiasi ecosistema, infatti, nessun organismo vive completamente isolato dall’ambiente circostante e dagli altri viventi che abitano quell’ecosistema, ma crea una vera e propria rete di interazioni. Le varie specie possono avere rapporti tra loro in maniera diversa e queste interazioni sono classificate in base all’influenza che esse hanno sulle specie coinvolte. Nel caso della competizione per esempio, l’interazione è dannosa per entrambe le specie mentre nel caso della predazione è dannosa per la preda e vantaggiosa per il predatore. Nel commensalismo invece una specie trae vantaggio da un’altra senza che quest’ultima subisca un danno.
Ma c’è un tipo di interazione che prevede un vantaggio per entrambe le specie coinvolte, ovvero il mutualismo. In natura infatti, moltissime specie hanno evoluto comportamenti che permettono loro di avere dei benefici e in alcuni casi questi portano vantaggi anche ad altre specie. Tecnicamente il mutualismo può essere facoltativo oppure obbligato, nel caso in cui le specie non possono sopravvivere separatamente.
Uno degli esempi più famosi è sicuramente quello del pesce pagliaccio e dell’attinia, o anemone di mare, appartenente al phylum degli Cnidari. Il pesce in questione infatti, diffuso in quasi tutte le barriere coralline tropicali, è immune alle punture urticanti dell’attinia e riesce quindi a trovare rifugio tra i suoi tentacoli e a nascondersi dai predatori. In un’attinia possono trovarsi più di un pesce pagliaccio: la femmina, che solitamente è quella più grande, un maschio maturo e spesso altri giovani maschi. Sebbene probabilmente il vantaggio più grande lo riceve proprio il pesce pagliaccio, anche l’attinia riceve un beneficio da questa interazione, poiché il pesce ricambia l’ospitalità ripulendo l’anemone di mare dai detriti organici e dai parassiti.
L’attinia è protagonista di un altro rapporto di mutualismo, questa volta insieme al paguro, e parliamo proprio dell’attinia del paguro. Essa vive ancorata alla conchiglia del crostaceo e riceve così la possibilità di muoversi facilmente nell’ambiente in cui si trova. Può quindi catturare il plancton senza troppi sforzi e cibarsi degli avanzi del paguro. Quest’ultimo a sua volta riceve anche lui un bel vantaggio, ovvero quello di essere munito di tentacoli urticanti, per difendersi dai nemici.
Sempre in ambiente marino si verifica un’altra interazione di mutualismo, quella del pesce pulitore, Labroides dimidiatus. È un piccolo pesce tropicale d’acqua salata che effettua operazioni di pulizia verso altri pesci. Ovviamente il pesce pulitore guadagna cibo: si nutre degli ectoparassiti dei pesci che pulisce ma anche dei loro residui alimentari e perfino di lembi di tessuto cutaneo morto.
Un altro esempio forse tra i più famosi è quello degli uccelli passeriformi chiamati bufaghe, tipici degli ambienti di savana, dove vivono passando gran parte della giornata sul dorso di grandi mammiferi come ippopotami, rinoceronti e non solo. In realtà si è creduto per molto tempo che le bufaghe avessero una relazione di mutualismo con questi grandi animali, perché, nutrendosi di zecche, pidocchi e sanguisughe sembravano eliminare un gran problema ai mammiferi. Sembrerebbe però che questa interazione sia invece parassitica, poiché i becchi delle bufaghe creano delle vere e proprie ferite e permettono loro di nutrirsi del sangue e della cute dell’ospite. A questo punto è chiaro che il vantaggio per gli ippopotami e gli altri mammiferi è inesistente e anzi si può parlare di un vero e proprio danno.
Quando si parla di interazioni tra specie diverse è quindi spesso sottile la differenza tra un tipo di interazione e un’altra, molte volte il confine non è così netto e sicuramente conosciamo ancora molto poco rispetto a quello che è il vasto mondo dei comportamenti animali e di come gli organismi interagiscono tra loro. In ogni caso il mutualismo è un modo vantaggioso di avere relazioni con altri esseri viventi e molto probabilmente verranno scoperte in diverse specie molte altre interazioni di questo tipo.
Silvia Pillitteri
Fonti e sitografia:
Labridae. Wrasses, hogfishes, razorfishes, corises, tuskfishes (2001). Westneat, M.W. In K.E. Carpenter and V. Niem (eds.) FAO species identification guide for fishery purposes. The living marine resources of the Western Central Pacific. Vol. 6. Bony fishes part 4 (Labridae to Latimeriidae), estuarine crocodiles. FAO, Rome.
Pictorial guide to Indonesian reef fishes. Part 2 (2001). Kuiter, R.H. and T. Tonozuka. Zoonetics, Australia.
Field guide to anemonefishes and their host sea anemones (1997). Fautin, D.G. and G.R. Allen. Western Australian Museum editor.
P. Weeks (2000). Red-billed oxpeckers: vampires or tickbirds? Behavioral Ecology, vol. 11, n. 2, pp. 154–160, DOI:10.1093/beheco/11.2.154.
Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell’Associazione ETICOSCIENZA