Articolo di Ivonne Lamberti, nostra associata e collaboratrice
Negli oscuri oceani, popolati dagli animali più straordinari, difficilmente, ci si affiderebbe alla vista per raccogliere informazioni o alle molecole odorose (comunicazione chimica) a meno che non si parli di specie sessili, ovvero quegli esemplari che trascorrono la loro vita ancorati al suolo del profondo blu.
Nell’acqua, il processo di diffusione delle molecole è molto lento. Diversamente, invece, accade per i suoni, i quali, grazie alla densità dell’acqua, si trasmettono molto velocemente rappresentando un ottimo mezzo di comunicazione.
I cetacei, infatti, per comunicare tra loro, emettono suoni realizzando delle vere e proprie musiche! Questi animali hanno un senso dell’udito molto sviluppato e comunicano tra loro sfruttando un’ampia gamma di suoni.
I misticeti (cetacei provvisti di fanoni) usano centinaia di richiami diversi.
Le melodie della balenottera azzurra, per esempio, hanno rivelato un numero variabile di temi costituiti da frasi specifiche emesse in un ordine particolare. Una balena ripete tipicamente la stessa frase da due a quattro minuti formando appunto un tema. L’insieme dei temi è conosciuto come canto.
Le melodie possono durare anche ore e raggiungere i 3.000 km di distanza. I richiami a bassa frequenza riescono perfino ad andare da un polo all’altro consentendo di inviare messaggi di pericolo o di riunirsi con altri individui. Nel periodo riproduttivo questi suoni vengono ripetuti sia di giorno che di notte. Ogni individuo produce suoni con un’impronta personale in modo da riconoscersi e chiamarsi individualmente.
Balene che vivono nella stessa regione intonano canti simili, questo fa sì che si differenzino da quelle che vivono in bacini oceanici diversi. Inoltre, questi canti “regionali” variano e si arricchiscono con nuovi temi col susseguirsi delle stagioni. Da ciò si può notare quanto i mammiferi acquatici siano capaci di rapidi cambiamenti per comunicare.
Ad esempio, le megattere ascoltando altre balene, modificano il loro canto sulla base di ciò che sentono, proprio come gli uccelli o i fischi dei delfini.
Per di più, quando raggiungono le aree favorevoli alla riproduzione, possono emettere richiami ad una frequenza leggermente più alta, con bande maggiori e più complesse. Questi canti rappresentano una vera e propria forma di cultura animale, come la musica per gli esseri umani.
Anche gli odontoceti (cetacei dentati) come i delfini, emettono fischi che rappresentano i nomi dei diversi individui all’interno del gruppo. Inoltre, utilizzano le vibrazioni sonore sia come via di comunicazione che come strumento di ecolocalizzazione o biosonar (l’emissione di una gamma di suoni che permettono di ricevere informazioni utili su ciò che gli circonda) per il movimento e la cattura delle prede e per, appunto, la localizzazione di possibili ostacoli. Alcune ricerche effettuate dimostrano come ogni gruppo sviluppi un proprio pattern di suoni, simile ad un “dialetto”.
Queste straordinarie capacità comunicative e il loro continuo evolversi alle esigenze e ai cambiamenti ambientali, ci fanno capire quanto siano sorprendenti ed evolute queste meravigliose creature acquatiche, quanto sia importante preservarle e proteggerle dall’impatto negativo dei rumori delle imbarcazioni che causano continue alterazioni nelle loro abitudini di vita. Infatti, per sovrastare il rumore di fondo fastidioso affinché la loro comunicazione non sia alterata, e per sopravvivere all’inquinamento acustico dell’uomo, sono costrette a modificare ulteriormente il proprio modo di comunicare.
Ivonne Lamberti
Fonte:
“Il comportamento degli animali”Atlante illustrato di etologia. De Vecchi editore
“L’ intelligenza dei delfini” John C. Lilly
Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell’Associazione ETICOSCIENZA
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