Articolo di Margherita Paiano, nostra associata e collaboratrice.
L’uomo si è sempre messo in una posizione centrale rispetto alla vita sulla terra. Ancora oggi lo fa, continuando a creare grandi problemi al nostro pianeta.
Sapete perché ci crediamo superiori a tutto e a tutti? a causa della nostra cultura.
Tutto iniziò con l’umanesimo in cui l’uomo veniva rappresentato come una figura che conteneva punti di forza, dominanza e superiorità. Vi ricordate l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci? Da Vinci per ricercare le proporzioni perfette usò la figura dell’uomo perché all’epoca era simbolo di perfezione divina.
Anche la religione contribuì infatti a questa convinzione. I cristiani hanno sempre visto l’uomo come creazione di Dio; Dio ha creato tutto a sua immagine e somiglianza ed essendo lui simbolo di perfezione, ogni essere vivente era perfetto e immutabile.
I filosofi greci, infine, ci hanno trasmesso l’immagine di una scala evolutiva. Secondo questa “Scala Naturae”, gli esseri viventi sono disposti gerarchicamente secondo un ordine di perfezione crescente. Ecco allora che in cima a tutto c’è l’uomo, poi a scendere la scimmia, gli uccelli, le piante, i sassi e così via.
Nel 1600 si ha un nuovo approccio, un metodo basato sull’osservazione dei fenomeni naturali senza basarsi sulle scritture sacre. Questo fu ciò che diede vita alla moderna Biologia o studio delle scienze naturali.
Linnaeus trovò una categorizzazione delle specie che ancora oggi utilizziamo ma, a determinare una svolta, fu la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin. Quest’ultima, e tutto il seguito di elaborazione teoriche, rappresenta una trasformazione radicale nel modo di intendere gli animali, l’uomo e la sua posizione.
In particolare, la teoria Darwiniana spiega (con il sostegno di prove empiriche e sperimentali), il meccanismo di trasformazione dei viventi nel corso del tempo: la selezione naturale. Questo vorrebbe dire allora che tutte le specie hanno un’origine condivisa, derivano da un antenato comune dal quale si sono lentamente diversificate nel corso del tempo, accumulando ognuna le proprie caratteristiche peculiari. Ecco che il pesce sa respirare sott’acqua, il gatto vedere al buio e l’umano parlare. Noi non respiriamo sott’acqua ma questo non rende il pesce superiore a noi.
“legati da un’unica rete”,
diceva Darwin.
Gli animali, quindi, non sono separati dagli esseri umani ma sono biologicamente imparentati e le loro differenti “nature”, sono l’esito di percorsi storici e contingenti dell’evoluzione biologica.
Noi siamo animali sotto tutti i punti di vista.
Margherita Paiano
BIBLIOGRAFIA
Zimmer e Endler, Evolution, making sense of life, 2nd edition, Roberts and company publisher (2015)
Futuyma, D. J., L’evoluzione, Zanichelli (2008)
François J., Evoluzione e bricolage. Gli “espedienti” della selezione naturale, Einaudi (1997)
Pollo S., Umani e animali: questioni di etica, Carocci editore (2016)
Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell’Associazione ETICOSCIENZA