Esiste una mappa geografica della distribuzione delle api? Da oggi sì e ce lo racconta Graziella Pillari, che ha concluso il corso di comunicazione e divulgazione scientifica di ETICOSCIENZA.
Le api, associate immancabilmente al dolce prodotto del miele e ammirate per la loro
straordinaria struttura sociale e per le capacità architettoniche, oggi sono purtroppo anche
uno dei simboli della fragilità ecologica. I cambiamenti climatici e l’uso di pesticidi mettono a
rischio non solo la loro esistenza, ma anche l’equilibrio degli ecosistemi, poiché da loro
dipende circa il 70% delle impollinazioni delle specie vegetali.
Nonostante, tramite l’azione impollinatrice le api, forniscano un servizio ecosistemico
fondamentale e di inestimabile valore, la conoscenza sulle loro dinamiche distributive
globali non è così approfondita. Tuttavia, comprendere quali sono gli elementi che
incidono maggiormente sulla distribuzione geografica, può diventare essenziale per
riuscire a migliorare le pratiche conservative, contrastando minacce come quelle dei
cambiamenti climatici.
L’Apis mellifera, insieme ai bombi, è probabilmente la specie di ape più conosciuta, ma ne
esistono oltre 20.000, alcune ancora non pienamente note. La rivista Current Biology ha
pubblicato i risultati di un progetto della National University of Singapore e dell’Accademia
Cinese delle Scienze, focalizzato sulla realizzazione della prima mappa che mostra come
sono distribuite nel mondo le api. Il team di scienziati si è occupato di analizzare i dati
disponibili a livello globale per capire le logiche e i fattori che incidono sulla distribuzione di
questi magnifici insetti. I ricercatori hanno riscontrato tuttavia alcune difficoltà nel
reperimento delle informazioni, risultate spesso inaccessibili e non sempre precise e affidabili.
La ricerca ha fornito un quadro interessante delle aree che risultano più ricche di api, in
particolare appare molto florida la zona sudoccidentale degli Stati Uniti, il bacino
Mediterraneo, il Medio Oriente e l’Australia, mentre più povera il Sud Africa. Inoltre, si è visto che le specie sono più diffuse nelle aree temperate mentre quelle umide e tropicali
ne sono più sprovviste. I picchi maggiori vengono raggiunti alle medie latitudini, sia
dell’emisfero settentrionale sia di quello meridionale.
Il progetto ha inoltre indagato i fattori che maggiormente influiscono sulla distribuzione
geografica delle api e, delle 62 variabili ipotizzate, 24 sono risultate significative, tra
cui la variazione nella radiazione solare. L’analisi ha confermato l’ipotesi secondo cui le api si concentrerebbero maggiormente laddove vi è un’alta radiazione solare, ma
non solo, risulterebbe essenziale anche l’elevata evapotraspirazione delle piante. Inoltre, bassi livelli di precipitazioni e una ridotta stagionalità aumenterebbero la presenza delle api, dimostrando che i deserti sono importanti aree per le api in aggiunta ai climi mediterranei. Viceversa, le aree polari presentano generalmente una minore presenza di api.
La ricerca ha fornito una base importante per lo studio della distribuzione delle specie delle
api, lasciando aperti alcuni aspetti che necessitano di essere approfonditi, tra cui
capire quale correlazione esista tra la presenza delle piante e delle api. Intuitivamente saremmo portati a pensare che laddove esista una maggiore presenza di specie vegetali
ci sia altresì una più ampia ricchezza di api, ma al momento, questo legame non è stato dimostrato a grandi scale.
FONTI
https://earth.org/scientists-have-created-a-map-of-global-distribution-of-bees/
Michael C. Orr,1 Alice C. Hughes, Douglas Chesters, John Pickering, Chao-Dong
Zhu, and John S. Ascher, (2020) “Global Patterns and Drivers of Bee Distribution”,
Current Biology, https://doi.org/10.1016/j.cub.2020.10.053
Centro di Ricerche in Bioclimatologia Medica, Biotecnologie e Medicine naturali,
Università degli Studi di Milano, “Ricerca su possibili influenze dei fenomeni
climatici ed ambientali quali fattori determinanti l’assottigliamento delle popolazioni
apistiche mondiali”.
Articolo scritto da un nostro associato o un collaboratore esterno dell’Associazione ETICOSCIENZA
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