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SURICATO E DRONGO: COLLABORAZIONE O OPPORTUNISMO?

Articolo di Laura Ferrone, nostra associata che ha seguito il corso in Comunicazione e Divulgazione scientifica.

 

Come noto a molti, la vita degli animali selvatici è abbastanza dura, soprattutto per quelli che si trovano a vivere in territori estremi come il deserto africano. Per questo motivo alcuni di loro hanno sviluppato diverse strategie di collaborazione che garantiscano maggiori possibilità di sopravvivenza per la propria specie, alleandosi anche con animali di specie diverse.

 

Nel deserto del Kalahari, situato nell’ Africa meridionale, alcuni studiosi hanno osservato e documentato una particolare forma di collaborazione fra due animali, il drongo codaforcuta (Dicrurus adsimilis) ed i suricati (Suricata suricatta). Il drongo codaforcuta è una specie di uccello passeriforme diffuso in Africa, dalla caratteristica coda biforcuta, nera come il resto del corpo, che risalta ancora di più il colore rosso intenso dei suoi occhi. Questo loquace uccello, che emette una gran quantità di vocalizzazioni, è davvero molto astuto, ed è riuscito a mettere a punto una tattica perfetta per procurarsi del cibo senza fare fatica, offrendo in cambio un servizio di sorveglianza.

Una delle sue “vittime” preferite sono i suricati, piccoli mammiferi africani che vivono in colonie e si cibano prevalentemente di insetti e piccoli vertebrati, prede che fanno gola anche al drongo.

 

L’ uccello, che generalmente sta appostato sui rami più alti, ha maggiore possibilità di individuare un possibile predatore in arrivo, e quando ne vede uno avvicinarsi pericolosamente alla colonia, lancia un richiamo d’ allarme che mette all’erta i suricati ed in particolar modo la sentinella, che

 

dopo aver verificato la presenza del predatore lancia a sua volta il tipico verso d’ allarme dei suricati, generando una precipitosa fuga collettiva.

In questo modo il drongo è riuscito a guadagnarsi la fiducia delle sue vittime. Quando vede che un suricato riesce a catturare una preda particolarmente appetitosa, l’uccello lancia nuovamente l’allarme, anche se stavolta il pericolo è assente, ma essendosi precedentemente guadagnato la fiducia dei suricati, essi non hanno la minima esitazione e subito si danno alla fuga, così il drongo ottiene un altro pasto gratis. In genere questo trucco può essere ripetuto un paio di volte, finché i suricati si rendono conto della beffa ed iniziano ad ignorare il verso dell’uccello. Questo però, ha ancora in serbo un asso nella manica. Oltre ad essere un bravo stratega, è anche un ottimo imitatore, come confermano degli studi portati avanti da Tom Flower (biologo evoluzionista presso l’Università di Cape Town in Sudafrica), che lo rendono in grado di riprodurre perfettamente oltre 50 versi d’ allarme di diversi animali. Così il drongo torna all’ attacco, e questa volta emette il verso d’ allarme della sentinella, che i suricati non possono ignorare mai, facendoli ritirare tutti nuovamente nelle tane per aggiudicarsi un altro bottino.

Ma come fanno questi animali a sapere quando cambiare il loro verso di allarme? Una supposizione è stata avanzata dal biologo Flower, che studiò da vicino questi animali, dichiarando che essi “Prestano estrema attenzione alle loro vittime, cambiando vocalizzazione in base al feedback che ricevono. […] È probabile che la realizzazione di questi comportamenti complessi sia data dall’ utilizzo di meccanismi semplici quali l’apprendimento per imitazione o forse la comprensione di causa-effetto.”

 

Si stima che in questo modo il drongo riesca a procurarsi il 23% del suo cibo giornaliero, dato che riesce a mettere in pratica questo tranello anche con altri animali, fornendo loro aiuto ed allo stesso tempo sfruttandoli a suo vantaggio.

Vediamo quindi che in questo caso collaborazione ed opportunismo si verificano nella stessa situazione, dato che effettivamente il drongo fornisce un servizio a favore della protezione dei suricati, ma allo stesso modo, una volta guadagnata la loro fiducia se ne approfitta, aggiudicandosi un pasto “a costo zero”.

 

Laura Ferrone

 

Fonti:

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